L’Italia è disseminata di piccoli antichi borghi spopolati che rappresentano non solo un patrimonio storico da salvaguardare, ma anche un tesoro con enormi potenzialità di sviluppo per l’economia del nostro Paese, soprattutto dal punto di vista turistico.
Ne è uno splendido esempio il progetto di “Albergo diffuso” realizzato a S. Stefano di Sessanio, piccolo borgo di montagna in Abruzzo, dove oggi e domani 1 dicembre si tiene un convegno dedicato proprio alla tutela del paesaggio e alle sue premesse urbanistiche, in cui S. Stefano di Sessanio racconta quanto preservare il patrimonio minore sia un vantaggio culturale con forti ricadute positive sullo sviluppo del territorio.
La volontà di recuperare il borgo abruzzese e il territorio è partita 10 anni fa dai primi accordi di tutela di scarso valore legale e urbanistico tra una società privata e gli enti territoriali. Le attività ricettive sono passate da una di proprietà comunale a oltre 20 di privati locali che hanno recuperato, tutelando il paesaggio, il centro storico abbandonato; le botteghe di artigianato si sono decuplicate e dopo 150 anni si è quindi interrotto l’abbandono della montagna. Il valore patrimoniale degli immobili è aumentato mediamente del 300%.
Il successo di questa operazione è tale da costituire oggi un modello di sviluppo potenzialmente replicabile per oltre 2000 borghi abbandonati nella dorsale Appenninica e 15.000 nel resto d´Italia, con un abbandono di oltre il 90% assimilabile a quello di S. Stefano di Sessanio.
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