Seminario arcivescovile, biblioteca, stamperia, scuola: il complesso nel centro di Milano la cui prima pietra è stata posata nel 1565 ha un passato molto articolato; nel Seicento alla struttura si è aggiunto il chiostro a corte quadrata con il doppio loggiato di colonne e il portale barocco di Francesco Maria Richini; nei secoli successivi è stato prigione per Napoleone, ospedale per Radetzky e i feriti della Grande Guerra e, dopo un primo restauro firmato da Piero Portaluppi, ha ospitato l’atelier di Mario Bellini fino al 1990. Pausa. Dopo un silenzio durato oltre due decadi, è il tempo della rivoluzione voluta da Lungarno Collection e firmata da Michele de Lucchi e Michele Bönan, architetti. L’inaugurazione del Portrait Milano, infatti, rappresenta un momento importante sia per la città di Milano che per l’hôtellerie; la città ha oggi a disposizione una nuova ‘piazza’ e l’ospitalità di alta gamma ha un nuovo indirizzo.
Il percorso seguito per arrivare alla definizione del progetto è stato articolato, come racconta Michele de Lucchi: “È stato per me fondamentale ripercorrere le travagliate vicende di costruzione del Seminario di Milano, per capire come rivitalizzarlo e adattarlo a un uso attuale nel rispetto della sua identità […]. La sua trasformazione in centro vitale del quadrilatero della moda con hotel, boutique e ristoranti, è una grande fortuna. Questo è il cambio di destinazione migliore possibile perché esiste un’interessante affinità tra gli spazi di un istituto di formazione religiosa e quelli di un moderno centro ricettivo. È vero, sono due mondi molto distanti, eppure sono così simili nella distribuzione spaziale che deriva dalla loro essenza di luoghi dell’ospitalità, dove esigenze pubbliche convivono con esigenze private. Il Seminario è il centro dove la Chiesa investe sui nuovi preti e dove celebra la sua missione, ma è soprattutto un luogo dello spirito dove gli aspiranti chierici si raccolgono in spazi privati per lo studio e la meditazione. Dall’altra parte un albergo deve combinare insieme la forza attrattiva degli spazi comuni e conviviali con l’intimità delle stanze per gli ospiti”.
Nonostante il cambio radicale di destinazione d’uso, l’intervento di Michele de Lucchi ha mantenuto numerose testimonianze sulla storia dell’edificio, evidenti soprattutto nei prospetti e legate a porte, finestre e percorsi di passaggio: “da uno studio sulla morfologia storica dei serramenti – effettuato grazie alla Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli – è derivata una rilettura in chiave contemporanea del disegno di questi elementi che diventano espressione della sinergia tra il nuovo utilizzo del complesso e la sua storia. Le cornici delle porte e delle finestre, con ante a due battenti e chiusure vetrate per le attività commerciali, ingentiliscono l’impatto delle grandi superfici murarie nel rispetto del principio della non invasività. L’integrazione di loghi e grafiche sui serramenti vitrei rispetta l’uniformità delle facciate e il “silenzio visivo” consono al seminario”, comunica lo studio AMDL Circle.
Nucleo identitario, centro distributivo e cuore dell’intervento è il chiostro, oggi la nuova Piazza del Quadrilatero, posizionata fra Corso Venezia e via Sant’Andrea. Distribuita su oltre 2800 metri quadrati, è la prima tappa del percorso che accompagna verso il Portrait Milano; qui, al livello del primo colonnato, hanno sede proposte dedicate alla città e legate al mondo della ristorazione, del benessere e della moda – fra i cui i brand Antonia, The Longevity Suite e Verde Idea.
Uno stile anni ’50
Al primo piano dell’ex Seminario Arcivescovile si raggiunge la dimensione privata dell’albergo, guidato dal general manager Diego Roggero. I numeri: il Portrait fa spazio a 73 camere e suite le cui dimensioni variano fra 32 e 165 metri quadrati; 53 camere deluxe e suite sono pensate per due o tre ospiti; venti suite (fra junior suite, suite, Portrait suite e Borromeo suite) possono ospitare tre o quattro persone. Per nuclei più grandi sono disponibili le Family suite, potenzialmente composte da più camere collegate, fino a poter mettere in relazione un’intera ala dell’edificio, per 21 ospiti. La reception si trova sulla destra dell’androne di Corso Venezia, mentre le aree per il ricevimento e la ristorazione sono allo stesso livello delle camere; sempre a proposito di spazi comuni, il lato nord della copertura è stato trasformato in rooftop bar, con un affaccio a 360° sulla città. Al piano interrato, invece, gli ospiti trovano l’area wellness, una piscina, una palestra e uno spazio per eventi.
Dormire tanto e dormire bene, perché il benessere passa attraverso la qualità del riposo, l’unico modo che abbiamo per rinforzare le nostre capacità cognitive, per consolidare i ricordi, per rispettare il ritmo circadiano e poter costruire la nostra serenità. E se non si riesce a farlo (alla perfezione) tutti i giorni, trovarsi al Portrait di Milano è l’occasione per recuperare terreno a proposito di per salute e benessere. Ogni camera e suite, infatti, propone non solo il menù per i guanciali, in modo che ciascuno possa scegliere il modello più adatto alle proprie abitudini e preferenze, ma anche il topper, un elemento fondamentale a proposito di qualità del sonno: il modello extra soft FR di Simmons, per esempio, è in grado di ridurre i punti di pressione sul corpo, contribuire a migliorare la circolazione e ridurre il rischio di dolori articolari e muscolari, oltre a essere rimovibile, anallergico e lavabile. Alta qualità anche per il materasso Beautyrest Black, sempre di Simmons, realizzato con tessuti di pregio e alta tecnologia per raggiungere soluzioni ergonomiche. Non ultima, la possibilità di offrire soluzioni su misura, incontrando così le preferenze dei nomi più prestigiosi dell’hôtellerie italiana e internazionale.
Gli interni sono stati studiati da Michele Bönan e sono testimonianza dello stile anni Cinquanta arricchito da lavorazioni artigianali della tradizione toscana; del resto, Firenze è la città dove è nata Lungarno Collection, di cui fa parte il giovane brand Portrait, le cui prime aperture sono state proprio a Firenze e a Roma. Maniglie in cuoio e ottone bronzato per portoncini di ingresso e porte scorrevoli – oltre che per alcuni arredi, bagni in Marmo di Carrara, Porfido Rosso e Breccia Medicea (un marmo utilizzato soprattutto nel XVI secolo dalla famiglia dei Medici) sono alcuni dei materiali – e relativi colori – che definiscono l’intervento di interior design e che rispondono alla volontà di creare in camere e suite atmosfere domestiche, per trasmettere un’idea di lusso raffinato e accogliente. La ricerca di armonia è stata un’altra guida nel progetto per gli interni, resa concreta dalla scelta di elementi d’arredo e finiture ‘senza tempo’, capaci di trasformare l’albergo in un’oasi in città, un rifugio rispetto alla frenesia che si respira nel vicino Quadrilatero della moda, di cui il Portrait riesce a selezionare il meglio.
Per realizzare le maniglie decorate dei rubinetti presenti nei bagni del Portrait è stata applicata la lavorazione guilloché, più conosciuta nell’ambito della gioielleria e dedicata alle superfici metalliche su cui, in alcuni casi, si prevede anche l’inserimento di pietre dure. Si tratta della serie Eccelsa di Rubinetterie Stella, nata nel 1929 e ispirata al cubismo, a cui fa riferimento il suo aspetto scultoreo. La collezione viene proposta in quattro finiture – ottone, bronzo, argento e oro rosa – capaci di sottolinearne le forme plastiche. La serie è presente sia come soluzione per i lavabi che per vasche e box doccia.