La Scuola Guesthouse è un vecchio edificio scolastico degli anni Venti trasformato in una maison d’hôtes con un’atmosfera d’altri tempi che tocca le corde del cuore e della nostalgia. È a Lusiana, minuscolo paese in provincia di Vicenza, sull’Altopiano di Asiago e la sua trasformazione è merito di un progetto conservativo unico, che ha mantenuto intatta l’anima dell’edificio e anche coinvolto le persone che hanno vissuto quegli spazi da studenti.
Quando i gestori, Valeria e Marco, scoprono il vecchio edificio è un vero e proprio colpo di fulmine; quello di aprire un b&b dal fascino inconsueto, che coniugasse insieme ospitalità e creatività, era un sogno che coltivavano da tempo. E che si è concretizzato quando hanno visto il cartello ‘vendesi’ sul muro di quell’edificio che ancora, se pur sbiadita dal sole e dalle intemperie, riporta la scritta “scuola comunale”.
Tutto era rimasto fermo a molti decenni prima: nella mansarda che ospitava le maestre per la notte quando non riuscivano a tornare a casa c’era ancora la vecchia tinozza per lavarsi, una macchina da cucire e una stufa in cotto. Oggi “La camera della Maestra” – un mini loft romantico e malizioso con al centro il letto e la vasca da bagno in stile Belle Époque – mantiene il fascino antico del legno delle vecchie travi e degli accessori originali. Quello che affascina della Locanda è proprio l’aver lasciato intatta la vocazione di questo luogo con un restauro conservativo che ha mantenuto le caratteristiche più interessanti dell’edificio negli esterni, nel tetto, nei pavimenti, nelle persiane, nei serramenti.
“Io e Marco abbiamo viaggiato tanto in Francia; avendo madre francese adoro questo Paese. C’era l’idea di aprire una struttura di charme, come sanno fare bene loro, ma il rischio era quello di rimanere su uno stile troppo shabby chic. Quando abbiamo scoperto questa scuola, è maturata in noi l’idea di conservarne il concept. L’intuizione non è stata immediata, ma nel giro di poco tempo si è accesa la lampadina: mi allettava l’idea di arredare con uno stile che non fosse troppo lezioso, ma più industriale e allegro. Si è così scatenata la ricerca di materiali e oggettistica: dai mercatini d’antiquariato alle ditte di arredo nuove che si ispirano allo stile scolastico. Abbiamo poi contattato un architetto paesaggista improntato alla ristrutturazione ecologica con cui siamo entrati subito in sintonia.
Grazie ad un restauro conservativo siamo riusciti a mantenere intatto il fascino della struttura originale, dai pavimenti di mattonelle colorate agli intonaci, dai serramenti alle tegole fatte a mano, dando vita all’unico boutique hotel al mondo non solo situato in un’ex scuola, ma anche decorato con arredi vintage e di design ispirati allo stesso tema.
E poi abbiamo scelto di lavorare con le imprese locali, perché desideravamo che il progetto fosse uno spunto per gli altri: un incoraggiamento a riprendere in mano le vecchie case e farne qualcosa. La suddivisione delle stanze è stato un lavoro di squadra tra me e l’architetto, l’arredo, i colori alle pareti e i nomi delle camere sono invece opera mia. Certo, esistono altre vecchie scuole trasformate in ristoranti o attività ricettive, ma non hanno però mantenuto il tema originario”.
Ogni camera è dedicata a una materia e negli arredi sono compresi lavagne, sedie in legno, banchi, cartine geografiche, cartelle di cuoio e tantissimi oggetti che rimandano all’identità di una vecchia scuola di campagna. Le camere sono cinque, di cui due con lettini extra, perfette per alloggiare con i bambini, ognuna ispirata a una materia: Geografia, Storia e Lettere, Aritmetica e Scienze e quella della Maestra che rende omaggio a una storia vera.
Ogni stanza della locanda è ricca di meravigliosi dettagli che ci riportano indietro nel tempo, in un mondo fatto di banchi di legno, gessetti colorati e grembiulini inamidati. Molti degli oggetti che decorano la struttura sono stati donati proprio dai tanti compaesani che in quella scuola hanno studiato. Sono ritratti – giovanissimi – nelle vecchie fotografie in bianco e nero appese all’ingresso: raffigurano le classi degli studenti che hanno popolato la scuola sino agli anni ’60. Oggi quei bambini sono diventati il pittore che ha decorato le scale o la signora del negozio di alimentari di fronte.
La sala breakfast è stata realizzata in quella che un tempo era una delle due aule scolastiche. L’ambiente è dedicato all’alfabeto: una gigantesca lavagna decorata con lettere tipografiche si mescola a vecchi tavoli di legno, credenze retrò e oggetti di design industriale contemporaneo. È qui che viene servita la colazione, su prenotazione anche vegana, un vero e proprio brunch a base di croissant caldi, muffin e torte del giorno, pane cotto a legna, yogurt e marmellate bio, creme di nocciole e cioccolata, formaggi e salumi artigianali. Con la bella stagione ci si sposta invece nel cortile dall’aria provenzale, all’ombra dei tigli.
“Al di là dei complimenti degli ospiti, ciò che più mi ha emozionato sono stati gli ex alunni, coloro che oggi hanno più di 80 anni, felicissimi del recupero di un edificio custode di tante memorie – racconta Valeria. Alcuni di loro ci hanno fatto da testimonial, uno su tutti Gino. Ora non c’è più, ma in passato si metteva sulla panchina fuori dalla scuola, vestito di tutto punto, per dare il benvenuto – rigorosamente in dialetto veneto – agli ospiti. Oggi quello che ci viene maggiormente riconosciuto è il saper raccontare gli anni della scuola con ironia e allegria, romanzando il tutto. Per noi il vanto è soprattutto l’aver conservato un’identità che sarebbe andata perduta dedicando ad ogni singola camera una materia, quasi come un piccolo concept o boutique hotel a tema”.
Il risultato è un’atmosfera da fiaba che aleggia in ogni stanza impolverata di luce, mentre Sergio Endrigo risuona di sottofondo e avvolge ogni oggetto della memoria di magiche suggestioni.