Innocenti evasioni al Bodmin Jail Hotel

Foto Twelve Architects

Leggi anche

Un’esperienza unica nel vero senso della parola quella dei visitatori e degli ospiti del Bodmin Jail Hotel: da un lato, il soggiorno in una struttura carceraria di tre secoli fa, sapientemente recuperata per mantenere i caratteri tipici della costruzione uniti agli agi di un hotel quattro stelle, dall’altro, la possibilità di poter vivere “virtualmente” la vita carceraria dei tempi in un museo coinvolgente e interattivo. Il soggiorno diventa così l’occasione per dormire nelle celle, cenare nella cappella trasformata in ristorante o passeggiare fra le antiche mura in pietra, ma il progetto è più ambizioso: rilanciare la storia e i paesaggi della Cornovaglia facendoli diventare una meta turistica d’eccezione.

Foto Twelve Architects

Una storia affascinante
L’edificio ha radici antiche e, solo grazie alla visione di un uomo d’affari in vacanza con la sua famiglia in Cornovaglia che si innamorò del luogo, ha potuto tornare a nuova vita. Costruito durante il regno di re Giorgio III, nel 1779, divenne presto la prigione principale della Cornovaglia settentrionale fino alla sua definitiva chiusura nel 1927. Dopo essere diventato un casinò, una discoteca e un’attrazione turistica, l’edificio cadde in rovina. Ne fu sancita perfino la demolizione negli anni ’30 e di nuovo negli anni ‘40 del Novecento, ma i tentativi risultarono senza successo a causa dei muri spessi e ben costruiti (in alcune porzioni sono larghi più di un metro). Fu solo nel 2004, quando una famiglia locale acquistò il sito, che iniziò a ricevere gli investimenti necessari per la sua messa in sicurezza e alcune sue parti furono trasformate nuovamente in un’attrazione turistica. Poi, nel 2015, prende il via un progetto più ampio di rigenerazione del luogo e della storia della Cornovaglia pianificato da Mallino Development Group, che, intuendone le potenzialità, ha investito nell’operazione circa 50 milioni di sterline. Così nel 2020 è stato inaugurato il museo in un nuovo edificio costruito adiacente alle mura della prigione e, a maggio del 2021, ha aperto al pubblico l’Hotel Bodmin Jail all’interno degli storici volumi.

Foto Twelve Architects

“Come la maggior parte delle vecchie prigioni, anche Bodmin ha una storia oscura. All’interno delle sue mura ebbero luogo 55 esecuzioni, per reati come stupro, omicidio e furto. La maggior parte di queste esecuzioni è stata pubblica e sembra che in migliaia avessero viaggiato appositamente per assistere alle impiccagioni. Questo dona al luogo un’aura originale e lo investe di una curiosità particolare” raccontano i Twelve Architects, autori del progetto di recupero.

Nuova luce dal tetto
Foto Twelve Architects

I Velux Glazing Panels di Velux contribuiscono in maniera determinante alla nuova immagine del Bodmin Jail Hotel. Grazie allo “svuotamento” del tetto a due falde delle navate, l’atrio centrale e le passerelle che portano alle camere sono illuminati per tutti e quattro i livelli da luce zenitale. Lucernari dai profili sottili d’alluminio, composti da pannelli prefabbricati con vetro sigillato nel telaio, sono stati studiati a misura per coprire l’intera estensione delle falde. Una soluzione che permette agli spazi distributivi dell’albergo di acquistare un senso di apertura verso l’esterno, “un grande vantaggio per una tipologia come quella ricettiva, in cui la serialità delle stanze e la razionalità dei percorsi molto spesso generano lunghi corridoi, difficili da illuminare in modo naturale se non con finestre all’inizio e alla fine”. Inoltre, l’accostamento fra la leggerezza della copertura dalle superfici trasparenti e la pesantezza della struttura dai massicci muri in pietra enfatizza quel rapporto equilibrato e rispettoso fra il nuovo e l’antico che caratterizza l’intero progetto.

Un’ospitalità fuori dal comune
Il Bodmin Jail Hotel occupa gli spazi dell’antico centro penitenziario: sfruttando il corridoio al centro delle due navate che ospitavano le sezioni maschile e femminile come lobby; la struttura, disposta su quattro livelli, conta 70 camere, “ognuna con la propria storia da raccontare”. Il concept si pone l’obiettivo di creare un’esperienza singolare nell’ospite, intrecciando l’imponente e austera architettura con un design creativo e contemporaneo.
Il progetto è stato complesso: nel 2015, sebbene i tentativi di demolizione fossero, di fatto, falliti, la struttura era fatiscente: gran parte delle coperture erano crollate e alcune porzioni di muratura danneggiate dai tentativi di farle esplodere; gli ambienti all’interno, aperti alle intemperie, ospitavano vegetazione cresciuta in modo spontaneo e incontrollato. I progettisti di Twelve Architects, con l’aiuto degli ingegneri di Arup, si sono affidati alle foto storiche del carcere per riportare l’atrio centrale e le due navate all’antica fattura.

Foto Twelve Architects


Un carcere della fine del ‘700 è un edificio solido e impenetrabile, con un rapporto con l’esterno estremamente limitato, mentre un hotel moderno, sebbene mantenga un certo livello di privacy nelle camere, si apre all’esterno, alle viste, che siano scene urbane o paesaggi naturali. La sfida è stata pertanto mediare fra la sensazione di claustrofobia di un luogo di reclusione e il benessere e il senso di accoglienza di una moderna struttura recettiva.
Così, mentre nelle camere rimangono le piccole finestrelle originarie delle celle, complete di sbarre, l’atrio che attraversa tutti e quattro i livelli viene inondato di luce zenitale grazie alla ricostruzione in vetro dell’originario tetto a falde. Ripristinando le antiche mura, ora la copertura delle due ali è affidata a una successione continua di lucernari a doppia falda che illumina di luce naturale anche le passerelle di distribuzione alle camere, ricostruite sulle orme di quelle originali e sorrette da una struttura indipendente di acciaio che rimane a vista; sono state mantenute inalterate le finestre verso l’esterno sui lati corti dei due corpi che tolgono il senso di claustrofobia restituendo il rapporto con il paesaggio naturale circostante.
All’esterno, nel rispetto della struttura e con un linguaggio inequivocabilmente differente dalle antiche vestigia, sono stati costruiti ascensori panoramici in acciaio e vetro e terrazzi, “accenti” moderni immediatamente distinguibili per godere della rinnovata offerta.

Foto Twelve Architects

Una cella di lusso
Ogni camera dell’albergo risulta dall’unione e dalla trasformazione di tre celle, garantendo uno standard adeguato per gli ospiti, pur conservando molte delle caratteristiche originali: le finestre di piccole dimensioni sono mantenute con le sbarre verso l’esterno; i muri interni (quelli a confine con l’esterno sono stati isolati e intonacati in bianco a garanzia del comfort termico e acustico) e i soffitti voltati sono in pietra, e riportano ancora i segni e i disegni intagliati dai detenuti; le autentiche porte delle celle, recuperate e ristrutturate, sono alternate a nuove porte che forniscono un’interpretazione moderna per soddisfare i requisiti dell’hotel.
L’offerta presuppone soluzioni differenti, tutte caratterizzate da un sobrio lusso che si prefigge di mantenere l’impronta originale delle celle. Nel design degli interni è stato integrato un cenno al Ducato di Cornovaglia, che si riscontra in alcune scelte stilistiche e nelle combinazioni cromatiche che riflettono lo stemma.

Cenare in un’antica cappella
Aperto sia agli ospiti dell’hotel sia ai visitatori esterni, l’edificio amministrativo del carcere, distaccato dalla vera e propria struttura penitenziaria, è stato completamente ristrutturato per ospitare un ristorante, in quella che un tempo era la cappella, un bistrot, una sala da pranzo all’aperto, un cocktail bar e una palestra.
Se il ristorante riflette l’eleganza gotica della cappella in un clima raffinato offrendo tipici piatti della regione, il bistrot mantiene un tono più informale per pranzi veloci e pause nella visita della struttura che si ampliano nel cortile all’aperto. Il bar, situato nell’antico ufficio del governatore, è un luogo intimo e raccolto che offre una selezione di vini pregiati e liquori tipici serviti caldi. Inoltre, la struttura ospita piccole sale indipendenti, utilizzabili per riunioni o eventi privati.
Una prigione abbandonata del XVIII secolo in Cornovaglia che un tempo ospitava centinaia di criminali e teatro di oltre cinquanta esecuzioni è stata restaurata e reinventata come boutique hotel

Innocenti evasioni al Bodmin Jail Hotel - Ultima modifica: 2024-05-29T09:50:47+02:00 da Federica Gasparetto

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome

HD – Single Template - Ultima modifica: 2021-09-24T15:19:00+02:00 da Redazione Digital Farm
css.php