Si può essere disruptive nella città disincantata per eccellenza, che ha visto passare senza scomporsi troppo papi e visigoti, imperatori e malandrini, santi, arruffapopoli, artisti e maneggioni? È la scommessa di citizenM, che per l’approdo in Italia ha scelto Roma – con Milano già in pipeline – e l’ha affrontata come una sfida gentile, portando letteralmente sulle rive del Tevere il suo concetto di ospitalità eccentrico e diversamente luxury. Il brand olandese è sbarcato nella capitale con l’intenzione di mantenere una promessa, che campeggia nelle prime righe del suo manifesto d’intenti: portare gli ospiti dritti nel cuore delle città. E il citizenM Roma ci riesce benissimo, stretto com’è tra l’antico Ghetto – col suo Portico d’Ottavia e il profumo di carciofi alla giudia – e il Lungotevere che mette in fila l’Isola Tiberina e Trastevere, a far da ponte tra la città millenaria dei monumenti e quella saggia e scafata della Sora Lella.
Mille finestre sul Tevere
La sfida di portare il contemporaneo nel luogo eterno per eccellenza è iniziata dall’edificio che ospita l’hotel, figlio degli anni Cinquanta e della matita dell’architetto Eugenio Montuori acquistato nel 2020 grazie a un fondo gestito dalla società Colliers Global Investors Italy. L’importantissima opera di riqualificazione che ha dato nuova dignità alla struttura – precedentemente adibita a uso commerciale e abbastanza in declino – ne ha ridisegnato il prospetto dei cinque piani con l’impero del vetro delle grandi finestre tipiche di citizenM. “Ed stato molto bello – spiega la giovane assistant hotel manager Martina Giuliano – vedere come molti abitanti del quartiere si siano incuriositi e siano venuti a trovarci e a riconoscerci di aver restituito valore a questo edificio”.
Parola d’ordine living
Una volta entrati nell’hotel dalla porta girevole, un solo sguardo raccoglie già buona parte degli elementi fondativi del brand nato nel 2008, a partire dai kiosk per il check-in self service, signature tool del marchio fin dalla fondazione e oggi completato da una app che permette di registrarsi prima dell’arrivo, aprire porte, programmare le pulizie, guardare la tv e gestire luci, colori, temperature e tendaggi della camera. Ma soprattutto, al piano terra, c’è il “caos curato” della Living Room, cuore pulsante di ogni citizenM: un vero e proprio caleidoscopio di colori e suggestioni open space, tra quadri, libri, sedute creative, poster, pezzi d’arte, calici e tavolini. “L’arredo – racconta Martina – è di Vitra, partner globale del brand: i salottini sono pensati per regalare angoli da vivere per conversare, leggere, rilassarsi, bere un bicchiere di vino in piena libertà. L’utilizzo di questi spazi è disponibile anche con la formula del day pass”. Il bar canteenM è invece “il punto di ristoro dell’hotel, aperto per tutta la giornata, h24, dalla colazione allo spuntino notturno”. Il piano terra dell’hotel è completato da una terrazza esterna coperta e da societyM, “meeting room pensata per le riunioni aziendali di chi viaggia per lavoro: può ospitare comodamente fino a dieci persone ed è ricca di dotazioni tecnologiche, com’è nello stile che caratterizza citizenM”.
Design pulito e tocco italiano
Alle camere, distribuite su cinque piani, si accede dopo aver camminato su una suggestiva moquette con la stampa della mappa della città, a pregustare lunghe passeggiate romane. Le stanze sono 162 e sono di un’unica tipologia, caratterizzata da tutto ciò che fa molto citizenM: design pulito e al contempo creativo, pezzi d’arte, un letto king size XL, ampie finestre insonorizzate, una comoda doccia con soffione a pioggia e led. Manca invece il frigobar, dal momento che è possibile rifornirsi di acqua alla spina al canteenM. “E nel caso di Roma – rimarca la assistant hotel manager – ogni stanza da bagno è dotata anche di bidet. Altra eccezione: tre camere hanno un balconcino”. Non mancano anche le camere singole, appena più piccole, e quelle per gli ospiti diversamente abili. Dal quinto piano si accede al rooftop, una raccolta terrazza panoramica con vista sui tetti e le cupole di Roma riservata ai soli clienti dell’hotel – diversamente da quanto accade in altre città – e impreziosita da un self-service bar con erogatori di vini di pregio, birra, gin tonic e spritz. Anche questi, naturalmente, high-tech.
Una casa per cittadini del mondo
L’hotel manager della struttura, Edoardo Leonardi Aprico, è un romano che sta compiendo trent’anni e che – dopo una laurea in Economia, un Mba ed esperienze nella ricettività più “classica” – ha le idee chiare sul ruolo di un hotel così in una città come Roma: “Il concept è quello che contraddistingue il brand fin dalle origini e che gli dà il nome, pensato per quel traveller mobile moderno e dinamico che ama il design, vivere la città, usare bene il suo tempo. I nostri ospiti ideali sono cittadini del mondo con un’idea di lusso accessibile che bada più all’esperienza che alla formalità, più vicina all’Apple Watch che al Rolex, per intenderci. Il nostro è un concept internazionale, in un citizenM sai sempre cosa troverai, ma non manca mai un tocco di local, a partire dalle opere d’arte. Anche nel servizio cerchiamo di non essere scripted e agli ambassador diamo carta bianca, per relazionarsi nel migliore dei modi e con spontaneità con ogni ospite”. Quanto ai primi riscontri dopo la recentissima apertura, Edoardo rileva che “la risposta è stata molto positiva. Gli ospiti italiani per il momento non sono tantissimi e direi che prevalgono quelli provenienti da Paesi dove siamo già molto presenti: olandesi, francesi, inglesi. E tutti, local e non, hanno mostrato grande apprezzamento per la posizione davvero strategica dell’hotel, che rappresenta un bel balance tra la Roma da cartolina e quella più autentica”.
L’hotel manager della struttura, Edoardo Leonardi Aprico, è un romano che sta compiendo trent’anni e che – dopo una laurea in Economia, un Mba ed esperienze nella ricettività più “classica” – ha le idee chiare sul ruolo di un hotel così in una città come Roma: “Il concept è quello che contraddistingue il brand fin dalle origini e che gli dà il nome, pensato per quel traveller mobile moderno e dinamico che ama il design, vivere la città, usare bene il suo tempo. I nostri ospiti ideali sono cittadini del mondo con un’idea di lusso accessibile che bada più all’esperienza che alla formalità, più vicina all’Apple Watch che al Rolex, per intenderci. Il nostro è un concept internazionale, in un citizenM sai sempre cosa troverai, ma non manca mai un tocco di local, a partire dalle opere d’arte. Anche nel servizio cerchiamo di non essere scripted e agli ambassador diamo carta bianca, per relazionarsi nel migliore dei modi e con spontaneità con ogni ospite”. Quanto ai primi riscontri dopo la recentissima apertura, Edoardo rileva che “la risposta è stata molto positiva. Gli ospiti italiani per il momento non sono tantissimi e direi che prevalgono quelli provenienti da Paesi dove siamo già molto presenti: olandesi, francesi, inglesi. E tutti, local e non, hanno mostrato grande apprezzamento per la posizione davvero strategica dell’hotel, che rappresenta un bel balance tra la Roma da cartolina e quella più autentica”.
Risorse umane: dimenticatevi il cv
L’approccio di citizenM alle risorse umane è molto diverso da quello ordinario, e guarda più all’attitudine delle persone che alle esperienze pregresse nell’ospitalità. Lo conferma Martina, che spiega: “Ho studiato ragioneria e, prima di essere assunta al citizenM di Londra, dove ho lavorato per cinque anni, facevo la macellaia: questa è una compagnia che non sceglie tanto per l’esperienza quanto per la personalità e la versatilità”. Edoardo conferma che “nel fare le assunzioni, abbiamo guardato esclusivamente all’attitudine dei candidati, senza manuali né preconcetti. Ho fatto parte del processo di selezione e non ho esaminato alcun curriculum, tanto che il team è formato da persone di ogni età, lingua, provenienza. Su 22 dipendenti, abbiamo 13 diverse nazionalità e un range dai 19 ai 52 anni di età.
L’approccio di non guardare ai curricula ma alle persone ci ha regalato per il casting day la bella sorpresa di una mole di application molto importante, in un periodo in cui il personale è per molti un punto dolente. E oggi ci sono ospiti che vanno via abbracciando gli ambassador, o portando loro un regalino: credo che l’ospitalità sia questo”. Quanto all’ambiente di lavoro, il giovane hotel manager spiega che “il rapporto tra noi che lavoriamo in hotel è molto bello: e se il team sta bene sarà motivato a far star bene gli ospiti. Il focus sulla squadra è fondamentale: la catena ci punta moltissimo con tempo e risorse, in maniera strutturale, con appuntamenti ogni mese con ogni singolo dipendente. Sono momenti in cui gli ambassador si danno un voto su tre pillar – guest, team e business – dal quale dipende poi il bonus mensile: è un momento nel quale si può riflettere su cosa è andato bene, su cosa si può migliorare, su come si può crescere, anche come persone”.