Fra le zone di Firenze che negli ultimi anni stanno tornando a nuova vita c’è quella di Porta al Prato, situata dove un tempo sorgeva una delle cinte murarie abbattuta nella seconda metà dell’Ottocento per creare i nuovi viali di circonvallazione intorno alla futura capitale del regno d’Italia. Un primato che durò pochi anni, ma che innescò una significativa trasformazione urbana e architettonica mirata a riqualificare il volto della città. A un periodo di vivacità ne seguì uno meno entusiasmante fino a quando quel tratto di tessuto urbano divenne una mera zona di transito.
Alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, tuttavia, è iniziato un periodo di risistemazione del quartiere, in atto ancora oggi, con interventi come il recupero della Stazione Leopolda che è diventata un importante polo per eventi, la riapertura dei due binari, che conferma anche a livello infrastrutturale quanto l’area sia tornata a pulsare, e la realizzazione del nuovo Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Fra le ultime novità c’è anche il recupero di Dimora Palanca, una delle sontuose ville sorte nell’Ottocento che oggi ospita un’elegante struttura ricettiva.
Meraviglie riscoperte
Il suo concept si concretizza nella volontà di trasmettere agli ospiti l’atmosfera della “vita a palazzo” proprio come quella che conducevano il primo proprietario della villa e i suoi ospiti, accolti in uno scenario domestico di alto profilo nel quale l’arte era – ed è ancora oggi – protagonista di uno spirito di condivisione e di incontro.
Vivere la magia di un tempo all’interno di un ambiente che accoglie come una casa signorile, respirando la felice contaminazione con le innovazioni capaci di rendere il soggiorno confortevole e appagante, è il fulcro dell’esperienza che Dimora Palanca intende trasmettere.
L’opera di restauro e di ristrutturazione degli spazi, condotta dallo studio Stefano Viviani Architetto, è intimamente legata alla particolare proposta di accoglienza. “L’idea madre del progetto vuole che l’ospite si senta accolto nella dimora di una vera famiglia fiorentina – raccontano i progettisti -. Dimora Palanca in questo senso propone una visione di ospitalità slegata dalla consuetudine alberghiera e più vicina alla dimensione della casa privata”.
Architettura e arte costituiscono il binomio vincente di un soggiorno sospeso nel tempo, capace di donare momenti di stupore e di meraviglia. Ed è proprio in quest’ottica che va interpretato l’intervento di Viviani: concepito con cura filologica, riporta alla luce gli affreschi del soffitto, gli stucchi, le colonne al primo piano, il marmo delle scalinate, eliminando le superfetazioni per ridare alla villa il suo aspetto originario. L’organizzazione dello spazio e la scelta degli arredi concorrono a definire l’esperienza di una casa privata nella quale gli ospiti possano avvertire intimità e sentirsi a proprio agio. Al piano terra si articolano la reception dal carattere informale, la sala delle colazioni con vista sul giardino, il lounge bar intimo e raccolto, il salotto delle arti e il salotto delle carte e degli scacchi, entrambi pensati come luoghi domestici.
“Il concept progettuale affronta il tema di una nuova ospitalità attraverso la disposizione degli spazi e l’utilizzo di arredi ben precisi – spiegano i progettisti – Il tipico bancone/reception delle classiche hall è sostituito da un tavolo che, invece di creare una separazione netta tra il cliente e l’albergatore, stabilisce una dimensione fluida dello spazio. I salotti sono informali e anche nella sala colazione, pur dovendo soddisfare le necessità proprie di questa funzione, l’atmosfera domestica viene ricercata con la scelta di un grande mobile aperto al cui interno sono riposte le porcellane di famiglia”.
La ricerca che parte dai sapori antichi
Al livello inferiore si trova il ristorante Mimesi, aperto anche agli ospiti esterni e ricavato negli spazi che in origine ospitavano le cucine della villa. Fiore all’occhiello di Dimora Palanca, il giovane chef Giovanni Cerroni propone una filosofia di cucina che, a partire da antichi sapori e da piatti dimenticati, mira alla ricerca e alla sperimentazione. Stagionalità, territorialità, materie prime biologiche sono gli elementi chiave alla base delle sue proposte.
All’esperienza del ristorante è legata la cosiddetta Fuga Gourmet, uno dei pacchetti del mese di giugno che prevede la cena di cinque portate con abbinamento di vini e prosecco di benvenuto, il pernottamento e la colazione gourmet.
Una storia nuova
Ai piani superiori si articolano le camere, una diversa dall’altra non solo per la metratura (dai 17 ai 47 mq) ma anche per gli elementi di arredo e i decori originali. Le più ampie sono le master suite e le suite, dotate di salotto, camera e terrazza. Le prime, in particolare, accolgono una piccola spa privata con bagno turco, idromassaggio e doccia emozionale. Tutte presentano il pavimento in legno di rovere e sono arredate con pezzi di design italiano, oltre a essere decorate con stucchi in gesso e opere d’arte appese alle pareti.
Vibia ha fornito la lampada da terra della collezione North e la lampada Wireflow, disegnate entrambe da Arik Levy. La prima è presente nel salotto delle arti, la seconda sia al centro dello scalone principale che conduce alle camere sia nel salotto delle carte e degli scacchi. La lampada da terra North, modello 5605 con sorgente luminosa led, presenta una base con pietre nere dalla quale si dipartono due bracci che offrono un effetto luminoso localizzato là dove necessario. L’angolo della canna è regolabile e la lampada può essere collegata o meno alla presa di corrente. Wireflow è una lampada a sospensione che reinterpreta il classico chandelier. La sua struttura è formata da cavo elettrico nero e terminali led da 3W. Il cavo elettrico disegna forme geometriche in due o tre dimensioni che, nonostante il loro ingombro, generano un effetto di trasparenza. “La scelta delle lampade North e Wireflow è dettata dal desiderio di introdurre degli elementi contemporanei capaci di dialogare garbatamente con la memoria della dimora – affermano i progettisti-. La struttura di Wireflow, poi, è talmente fine, quasi impercettibile, che scompare nell’ambiente, consentendo di esaltare al meglio le rampe dello scalone principale della villa”.
La serra che prospetta sul giardino, un tempo utilizzata come rimessa per le carrozze, oggi ospita quattro camere di differente tipologia, concepite per essere di volta in volta modulabili in funzione delle esigenze. Il filo conduttore che accomuna ambienti privati e spazi comuni si esprime nella scelta di arredi capaci di innescare un dialogo garbato fra passato e presente. Letti, divani, poltrone, corpi illuminanti introducono un linguaggio contemporaneo in grado di confrontarsi con la memoria del luogo grazie alle loro linee che, a partire da un retaggio classico, declinano e interpretano con eleganza le tendenze attuali. E così, pezzi di design firmati da Antonio Citterio, Patricia Urquiola, Gae Aulenti, Vico Magistretti, Achille e Pietro Castiglioni, solo per citare alcuni nomi, convivono in armonia con lo spazio ottocentesco offrendo a quest’ultimo nuove possibilità di contaminazioni creative.
“Il progetto architettonico interagisce con quello di interior design grazie alla semplicità delle forme eleganti e alla ricercatezza dei materiali usati, con l’obiettivo di stabilire un’efficace interazione fra il restauro conservativo e la nuova contemporaneità che caratterizza Dimora Palanca”, continuano gli architetti.
Diversi prodotti di Simes, caratterizzati dalla pulizia delle forme, discrete e dal design minimale, sono stati usati sull’esterno dell’edificio e in giardino. Fra questi, Ghost è stato concepito da Marc Sadler come un incavo luminoso che produce una lama di luce e che si ottiene tramite l’utilizzo di un’apposita cassaforma da ancorare al cassero prima del getto in calcestruzzo. Minilinear è un apparecchio da incasso perfettamente complanare con il piano di calpestio e sparisce completamente integrandosi nell’architettura. Lift è un apparecchio per effetti a parete dalle linee semplici e garbate che lo rendono capace di integrarsi negli ambienti in cui è inserito. Keen rappresenta l’evoluzione del concetto di proiettore illuminotecnico per esterni: il suo doppio snodo consente di orientare l’apparecchio verso infinite direzioni dando vita a regie luminose sempre diverse. “I prodotti di Simes ci hanno permesso di adottare un sistema di illuminazione non invasivo, in maniera tale da rispettare la struttura”, commentano i progettisti.
L’arte del passato dialoga con quella del presente grazie alle cinquantaquattro opere di Paolo Dovichi, interior design e artista dello studio Stefano Viviani Architetto. L’interazione fra i due approcci artistici produce nuova linfa vitale che contribuisce a “scrivere” nuove pagine della storia di Dimora Palanca. Collocate negli spazi comuni e nelle camere, rievocano i quattro elementi della natura: fuoco, acqua, aria, terra. “Le opere interpretano questo luogo pieno di fascino e di storia staccandosi totalmente da un’arte classica, romantica e raffigurativa e rappresentando invece paesaggi e orizzonti con una tecnica nuova e una interpretazione puramente astratta, quasi mai raffigurativa”, racconta Dovichi. Per la maggior parte di esse sono stati usati colori e stoffe con toni chiari, dal beige al bianco passando per le diverse tonalità del grigio, che variano in funzione della luce.
Il Gruppo B&B Italia, con i quattro marchi B&B Italia, Maxalto, Arclinea e Azucena, ha fornito la maggior parte degli arredi di Dimora Palanca. Fra questi, il tavolo Convivio, le consolle, i tavoli di appoggio e le sedie delle linee Recipio e Pathos, le sedute della collezione Fulgens, tutti presenti nelle camere e realizzati su disegno di Antonio Citterio per Maxalto. E poi ancora ci sono le poltrone Fat Sofa di Patricia Urquiola per B&B Italia, alcune delle quali si trovano nella zona della reception, oltre alle sedie Papilio di Naoto Fukasawa sempre per B&B Italia presenti nel salotto delle carte e degli scacchi. La linea Febo di Antonio Citterio per Maxalto, in particolare, è protagonista di tutti gli spazi, dagli ambienti comuni alle camere da letto. Letti, poltrone e divani sono accomunati dal richiamo a una tipologia tradizionale e dalla cucitura a vista punto cavallo. “Abbiamo scelto la collezione Febo perché, offrendo una grande quantità di prodotti, ci permette di conferire omogeneità al progetto di interni – spiegano gli architetti -. Il suo design contemporaneo si avvicina alle forme classiche stondate e smussate di un oggetto in stile. Questa linea morbida ma allo stesso tempo pulita e lineare ci è sembrata la soluzione più convincente per un ambiente, quello di Dimora Palanca, sensibile al fascino della storia”.