“Il decreto rilancio non risponde al dramma dell’hospitality”

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In risposta a quanto annunciato sul decreto rilancio, in attesa che il parlamento dica la sua e il testo diventi definitivo, Confindustria Alberghi rende noto che il comparto ricettivo è fortemente preoccupato perché il Governo non ha colto la reale drammaticità che sta vivendo l’industria alberghiera e oltre un milione e mezzo di famiglie che vivono dell’industria turistica e ricettiva.

L’associazione degli albergatori, quindi, denuncia che le misure del decreto rilancio annunciate ieri dal Presidente del Consiglio, spiegate oggi dal Ministro Dario Franceschini, sono insufficienti a garantire la sopravvivenza per le imprese turistiche che si trovano a vivere una situazione di crisi di una portata senza precedenti.

“Le maggiori risorse stanziate sono quelle per il buono vacanza – sottolinea Confindustria Alberghi in una nota ufficiale -, ma in questo momento stiamo ancora lottando per garantire la sopravvivenza stessa delle imprese che, ricordiamo sono completamente ferme dallo scorso mese di febbraio”.

Il 96% dei lavoratori del settore è a casa in cassa integrazione, sottolinea Confindustria. Solo se le aziende saranno rimesse in condizioni di ripartire sarà possibile richiamare questi lavoratori in servizio. Solo se avremo dei protocolli operativi, un regime delle responsabilità chiaro e non vessatorio, un reale sostegno alla liquidità, eliminazione delle imposte che gravano sugli immobili ad uso alberghiero. Solo allora sarà possibile pensare ad accogliere gli ospiti che potranno usufruire del bonus vacanze”.

Il tax credit vacanze, su cui punta il decreto rilancio per aiutare il turismo – fa notare Aica -, per com’è formulato, pesa sugli alberghi costretti di fatto ad anticiparne l’80% del valore ricevendone in cambio un ennesimo credito di imposta che contrasta con le drammatiche esigenze di liquidità che caratterizzano in questo momento le aziende del settore.

“La crisi ormai, è chiaro, condizionerà tutto il 2020 – prosegue l’associazione -. Se vogliamo rendere possibile la riapertura abbiamo l’esigenza di una serie di misure che, definite oggi, accompagnino le imprese fino almeno all’inizio del prossimo anno. Il turismo Italiano è a rischio”.

Anche le agevolazioni fiscali e i ristori sarebbero non sono che dei palliativi secondo l’associazione: “al momento la misura sugli affitti riguarda solamente tre mesi, ma è evidente che le imprese non potranno sostenere questi costi durante tutto l’arco di questa stagione. Anche l’intervento sull’IMU è molto parziale e lascia grandi incognite per i prossimi mesi”.

“Il settore è in grandissima difficoltà, è necessario un intervento capace di mettere in sicurezza l’economia del turismo – ribadisce con forza Aica -. Un intervento delicato che sostenga la vita delle nostre realtà. Dobbiamo essere messi nella condizione di ripartire subito se pure a velocità ridotta, ma vogliamo farci trovare vivi quando il prossimo anno il mercato potrà ripartire”.

“E la rabbia monta ulteriormente sentendo degli accordi che altri paesi europei stanno attivando e che sposteranno quote di mercato dall’Italia ad altre destinazioni – conclude -. È necessario reagire sostenendo le imprese creando le condizioni affinché i clienti europei possono raggiungere i chilometri e chilometri di coste e le bellezze dei nostri paesaggi tuttora incontaminati e sicuri. Segnali chiari di difesa per quello che è uno dei maggiori patrimoni del nostro paese, un’industria cardine per lo sviluppo sociale e dei territori”.

“Il decreto rilancio non risponde al dramma dell’hospitality”
- Ultima modifica: 2020-05-14T20:12:02+02:00
da Maria Grazia Ventura

1 commento

  1. Analisi perfetta! Se il Ministro avesse chiesto ad un solo albergatore lumi sulle modalità di riavvio del settore, non avrebbe partorito questa serie di assurdità.
    A queste condizioni credo che riapriranno solo alcune strutture; le più piccole saranno costrette a perdere definitivamente la stagione e a lasciare a casa migliaia di dipendenti.

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