di Claudio Ricci
Anche quando svanirà, il Coronavirus, rimarrà nell’inconscio collettivo e lo influenzerà per un periodo ampio. Saremo indotti a viaggi, anche per turismo, più brevi, piccoli e vicino alle nostre case da cui emergerà quell’eco, sentito per un tempo infinito e infiniti modi, del “restate a casa”.
Comprenderemo l’importanza di guardare, e scoprire consapevolmente, i beni culturali, piccoli ma di “grande bellezza”, collocati vicino alla nostra abitazione. Nel paesaggio diffuso italiano è “cesellato” un bene, da visitare, ogni quattro chilometri di strada (in media) che percorriamo. Gioielli spesso immersi in “veri luoghi” con suoni, profumi e atmosfere autentiche.
Ricominciamo dal piccolo. Dai piccoli libri di storia dell’arte locale, spesso dimenticati negli scaffali “marginali” delle librerie e delle case. Dal piccolo viaggio nel vicino monumento, santuario o museo di cui avevamo solo un lontano ricordo. Dal piccolo narrato, con parole, alla fantasia dei bambini.
Dovremo riscoprire l’elogio del piccolo “viaggio in Italia”, qualche giorno, per rivivere emozioni, e fabbricare nuovi ricordi, nella nostra miniera delle meraviglie con il maggior numero di Siti patrimonio UNESCO al mondo, ben 55 (primato che “condividiamo”, come il Coronavirus, con la Cina).
Il piccolo declinato nel particolare, inatteso, la cui “scoperta” ci dona la meraviglia di un albergo accogliente dove ti senti di essere “atteso” come a casa. Il piccolo paese dove il suono delle campane si sposa con il profumo di una panetteria e i colori di un minuscolo negozio d’artigianato o tipico.
Il globale declinate, al tempo del Coronavirus capace di far “chiudere” anche le due città simbolo del mondo, New York e Londra, eleverà il valore del locale e del piccolo. Vicino alla nostra casa c’è sempre una meraviglia, “sconosciuta” agli adulti e ai giovani (che in questi giorni passano il tempo “sospeso” a casa invece che a scuola), che aspetta solo la nostra speranza.
CLAUDIO RICCI